La civetta Cucuvesca era la regina del popolo delle civette che vivevano nella pineta di Castel Fusano.
La pineta confinava con l’enorme bosco di Castel Porziano, quella bella zona verde, tra Roma Infernetto e il mare.
Cucuvesca, nella sua comoda casa rivestita di piume, all’interno di un maestoso pino marittimo, era assorta nei suoi pensieri, da un po’ di tempo i segnali che giungevano alle orecchie e agli occhi delle civette dal mondo degli alberi, diventavano ogni giorno più strani, più difficili da capire.
La voce del vento che soffiava dal mare tra i rami delle piante, al tramonto, così tranquillizzante alle loro orecchie era cambiato.
Il suono delle foglie mosse dal vento sembrava a volte un urlo e non più un sussurro come al solito, rifletteva Cucuvesca tra sé e sé, e poi, si disse c’è anche il fatto che le macchie grigie di alberi morti, che spiccavano tra il verde della vegetazione nei loro voli sopra la pineta, una volta molto rare, ora si stavano allargando e aumentando di numero.
Anche la vita animale del bosco e della pineta sembrava diversa, come se, per qualche motivo, si fosse persa quella serenità che era propria di quel posto.
Cucuvesca aveva infatti notato che i passeri erano scomparsi, i leprotti non giocavano più all’aperto ma si nascondevano nelle tane con i loro genitori, al riparo da chissà quali pericoli. Anche i topolini sempre molto attivi non c’erano più, forse erano migrati verso posti meno insicuri. Perfino le lumache, le formiche e le farfalle non si facevano più vedere.
Tutto ciò significava una cosa sola, una minaccia incombeva sulla vita delle piante, già una minaccia ma di quale tipo? Si chiese la maestosa civetta.
Cucuvesca capiva che il malessere del bosco e della pineta poteva essere per i suoi abitanti, cioè per tutti gli animali di quel posto, un grosso problema, forse per la loro stessa esistenza.
Cucuvesca era anche molto amica di Granartiglio il re dei gufi più grandi che si conoscano, quelli appartenenti alla specie dei gufi reali, decise quindi di volare alla volta della corte di Granartiglio per chiedergli consiglio e aiuto rispetto a quella situazione.
Quando Cucuvesca varcò il confine della pineta, dove tutte le conifere sempreverdi finivano lasciando il posto agli alberi dalle larghe chiome, fu accolta da uno stormo di gufi che l’accompagnarono sino alla reggia del loro re .
Atterrarono tra uno svolazzare di ali e penne sul grosso ramo dove si ergeva l’enorme trono circolare, fatto di rami intrecciati e morbide piume, del grande gufo.
Granartiglio emerse dal trono e accolse Cucuvesca con il rituale di benvenuto dei gufi reali, il quale consisteva nell’alzare il capo, girarlo a sinistra e poi a destra; quindi, aprire e chiudere l’aguzzo e possente becco in quello che noi umani potremmo tradurre in un gran sorriso.
“Cosa ti porta qui nel bosco dei gufi reali o mia regina Cucuvesca?” disse Granartiglio
“ Grande re dei gufi sono qui per chiederti aiuto nel nome della nostra vecchia amicizia” rispose la regina.
“certo dimmi pure Cucuvesca”
Così la regina mise al corrente il re gufo delle sue preoccupazioni per quello che stava succedendo nella pineta.
“Certo, certo” rispose Granartiglio grattandosi le penne sotto la gola con un poderoso artiglio della zampa destra “ Si, ci siamo accorti pure noi qui nel bosco che qualcosa non va nella vita della pineta e che questa cosa, di cui non riusciamo dare un nome o a capire di cosa si tratta e tantomeno da che cosa è causata, sta iniziando anche qui, per ora in tono minore rispetto alla pineta, ma temiamo che questo… diciamo… malessere della natura si diffonda anche nel nostro beneamato bosco. Beh, sai cosa facciamo? Terremo d’occhio, noi, gufi, il bosco e voi civette la pineta per tre giorni e tre notti, ininterrottamente, alla fine di questo periodo ci troveremo ancora qui per condividere le informazioni raccolte, ti va?”
“mi sembra un’ottima idea grande Gufo, vado subito a proporre questa azione al consiglio delle civette anziane”
“Okay fate come volete, ma in questo luogo, tra questi alberi, comando io e nessun altro, qui non c’è nessun consiglio, qui si fa come dico io, punto e basta” disse quasi ringhiando Granartiglio .
“Oooh come sei fortunato, hai tutto il potere nelle tue zampe, correttamente qui si fa quello che vuoi tu e solo tu, ma da noi non è così, sai abbiamo le nostre usanze e le nostre leggi. Io propongo le questioni al consiglio delle civette anziane e poi si vota, la questione posta viene accettata se votano sì la maggioranza delle civette, ma se la maggioranza vota per il no la cosa non si fa; quindi, la tua proposta può essere accettata o meno, così fanno anche gli umani, la chiamano democrazia mi pare. Comunque accetteranno vedrai, ne sono sicura, siamo troppo preoccupate, e poi tra i nostri popoli ci sono rapporti di amicizia quindi stai tranquillo, ci vediamo fra tre giorni” quindi Cucuvesca spiccò un salto, aprì le ali e prese la direzione della pineta.
Arrivata nella sua tana convocò subito il consiglio delle civette anziane che informato dei fatti diede il suo parere favorevole al piano di Granartiglio.
Cucuvesca chiamò a sé le civette più giovani e in forma, spiegò loro cosa dovevano fare e come dovevano sorvegliare la pineta sia in volo dall’alto, sia a terra posandosi sui rami più bassi, raccomandò anche di chiedere il cambio ogni volta che si sentivano troppo stanche per volare. Chiese, inoltre, che alla fine di ogni giorno la responsabile dell’ultimo turno di guardia le riferisse se vi fosse qualche novità o qualche cosa di particolare da segnalare.
Così le civette iniziarono ad osservare minuziosamente cosa succedesse nella pineta sia dall’alto che a livello del suolo. Il primo giorno passò senza nulla da riferire, ma al mattino seguente la civetta di turno chiese il cambio e andò subito da Cucuvesca per riferire cosa aveva notato.
“Mia regina Cucuvesca “ disse la civetta di nome Vistacuta al suo cospetto “ poco fa ho notato una cosa strana, insolita. In una radura posta un po’ prima del confine con il bosco, ho visto arrivare una macchina come quella dei forestali, un fuoristrada, ma aveva un grosso bidone verde sul tetto. Poi gli umani, scesi dalla macchina, iniziarono a guardarsi continuamente intorno, come se volessero assicurarsi di essere soli e non visti da nessuno. Mi sono insospettita da questo comportamento, non certo spensierato come quello delle guardie forestali che vediamo a volte camminare nella pineta, per cui mi sono appollaiata su un ramo di un pino mezzo nascosta dal tronco per osservare bene la scena. Gli umani ad un certo punto hanno preso degli arnesi, pala e piccone, e si sono messi a scavare e scavare, non la finivano più, dopo aver fatto una buca enorme hanno avvicinato la macchina alla fossa e con un tubo hanno versato all’interno del buco un liquido scuro e puzzolente proveniente dal bidone verde, e poi hanno ricoperto la buca con terra e foglie morte e se ne sono andati.”
“Brava Vistacuta sei proprio una brava civetta, sarai ricompensata per questa notizia, ora avverto Granartiglio vediamo cosa dice”.
Cucuvesca volò rapidamente sino alla reggia di Granartiglio, e scortata da due gufi imponenti chiese udienza al re, e lo mise al corrente di quanto succedeva nella radura.
“mmm “ sbottò Granartiglio “ sicuramente quanto mi riferisci ha a che fare con la situazione che stiamo vivendo, mi ricordo che quando ero giovane ho assistito ad una scena particolare, era estate ed ero un giovane gufo in cerca di qualcosa da mangiare, avevo sempre fame sai, per cui spesso visitavo luoghi molto lontani pur di mettere qualcosa di commestibile nel becco, ebbene dopo aver volato fino a stancarmi terribilmente, mi sono appollaiato su un ramo di un albero vicino a un corso d’acqua per riposare, stavo pensando di dissetarmi con quell’acqua invitante e magari pescare qualche bel pesce, quando, prima che mi alzassi in volo sono apparsi dagli arbusti vicino alla riva degli umani e, dannazione, li vidi versare in quelle limpide acque un liquido che scorreva da alcune taniche di plastica di colore rosso.
Improvvisamente il fiume iniziò a colorarsi di rosso, ma ben presto è arrivata la polizia che li ha arrestati perché quel liquido era velenoso, ma il male purtroppo era stato fatto e un sacco di pesci sono saliti a galla a pancia in su… proprio morti stecchiti e sarei morto pure io se avessi bevuto quell’acqua o mi fossi immerso per agguantare un pesce. Certi umani non si rendono conto del male che fanno alla natura, a noi, a loro stessi e a tutte le creature viventi”
“Ok “ disse Cucuvesca , “ma noi cosa possiamo fare? “-
“Beh, bisognerebbe avvertire le guardie forestali e la polizia, sicuramente questa cosa che hanno fatto non deve essere la prima, e credo non sarà l’ultima, è una cosa così brutta, la chiamano inquinamento ed è una colpa grave che viene chiamata a sua volta reato, e gli umani se vengono colti sul fatto finiscono in prigione” rispose Granartiglio.
“avvertire la polizia eh … ho un’idea” disse Cucuvesca
“che genere di idea? Cosa vuoi fare? “ disse il re dei gufi
“ vediamo se riesco a mettere in moto certe mie conoscenze… ti saprò dire” rispose Cucuvesca che spiccò il volo per tornare verso la pineta.
Cucuvesca volò invece fino al centro abitato del quartiere di Infernetto e atterrò in un simpatico giardino fornito di altalena e trampolino. Si trattava del giardino della casa di Eandas, Jonas e dei loro genitori Andrea e Barbara.
Cucuvesca era amica anche di Ossobuco, il cagnolino salvato dalla strada e da una banda di cattivi mocciosi e poi adottato da Eandas, in quel momento nel giardino non c’era nessuno, ma di lì a poco udì il rumore della macchina di Barbara che tornava con Eandas dopo la scuola. Dalla macchina scesero Eandas e Ossobuco, il quale si accorse subito della presenza di Cucuvesca che si era accomodata sul palo che sorreggeva l’altalena e andò a fargli festa saltando e abbaiando discretamente.
“Sss … smettila di fare tutto quel rumore Ossobuco” disse la civetta “non sono qui per giocare, ti devo dire una cosa importantissima” continuò “Cioè… su dimmi” rispose il cagnolino .
Cucuvesca raccontò per filo e per segno cosa stava accadendo nella pineta e nel bosco e quello che le aveva riferito la civetta Vistacuta , “bisogna avvertire le autorità, cioè la polizia e le guardie forestali, bisogna fermare l’avvelenamento della pineta e del bosco” disse “ma come si può fare secondo te?”
“Beh io posso parlare con Eandas e poi lo sai che ogni tanto noi andiamo nella pineta a fare delle belle passeggiate, sarebbe veramente un peccato che quel bellissimo posto fosse messo in pericolo da dei malviventi” rispose Ossobuco.
“Ok fammi sapere cosa hai concluso, questa sera torno qui” disse Cucuvesca e se ne volò alla pineta.
Ossobuco aspettò pazientemente che Eandas finisse i compiti per casa e quando spuntò in giardino per giocare con lui, si mise a guaire, in effetti sembrava piangere. Eandas preoccupato gli disse “cosa c’è Osso”, ma Ossobuco non smetteva di guaire finché Eandas non tornò in casa per prendere il fischietto magico che lo metteva in contatto con Ossobuco.
Eandas uscì in giardino con il fischietto[i] in bocca, appena vide Ossobuco soffiò nel fischietto e… sentì nella sua testa la solita voce che gli riferì tutto quello che aveva saputo Ossobuco da Cucuvesca.
“A è così” disse “ci sono dei malviventi che vogliono rovinare la pineta avvelenandola, ma sapresti dirmi il posto esatto dove è successo la cosa? Sai Osso la pineta è molto vasta, non possiamo girare tutto il giorno in cerca di quella radura” continuò Eandas che subito soffiò nuovamente nel fischietto , la voce rispose” e… non so, Cucuvesca non mi ha detto dove è il posto esatto, ma io avrei un piano: dovresti convincere tuo papà a portarci nella pineta come al solito poi io mi faccio guidare da Cucuvesca e trovo il posto, controlliamo se è vera la storia della buca inquinante, quindi, tuo papà può avvertire la polizia e la guardie forestali di cosa ha trovato , che ne dici?” Eandas si tolse il fischietto dalla bocca e disse “certo che si può fare anzi lo facciamo. Domani è sabato , non si va a scuola e mi pare che il mio papà non lavori, magari convinco tutti che nel pomeriggio si può andare alla pineta, ma tu come farai ad avvertire Cucuvesca?”
E rimise in bocca il fischietto soffiandoci dentro la voce disse “ stasera torna Cucuvesca così posso avvertirla di quanto mi hai detto.”
Il giorno dopo, Eandas riuscì a convincere Andrea e tutti insieme si recarono nella pineta per una salutare passeggiata. Parcheggiarono al solito posto e si diressero verso il sentiero principale della pineta, ma dopo la terza deviazione Eandas che aveva Ossobuco al guinzaglio sentì che il cagnolino lo tirava in quella direzione, “Ei Jonas, papà, mamma, seguitemi… Osso vuole andare di qua seguitemi” gridò Eandas cominciando a correre aggrappato al guinzaglio teso dalla forza del cane “e si! Pensò Eandas piccolo ma tutto muscoli il mio Osso” .
In realtà Ossobuco era guidato in un percorso tortuoso nei sentieri della pineta da Cucuvesca e da Vistacuta che li avevano avvistati da tempo, volavano basse, basse, e alla velocità minima consentita dalle loro ali, per volare senza cadere. Dopo molte curve arrivarono in quella che doveva essere la radura incriminata, Eandas si voltò ma non vide nessuno, infatti, gli altri erano rimasti indietro… ma si accorse subito che il posto era proprio quello dato che l’odore nauseabondo era troppo forte, dopo poco arrivarono tutti, Andrea esclamò subito “ ma che razza di…. schifo c’è qui, che puzza incredibile”, Quindi prese un ramo secco da un cespuglio e mosse la terra dal posto dove proveniva l’odoraccio e questo divenne ancora più forte poi ad un tratto emerse dalla terra un liquido vischioso di colore scuro. “fermi allontanatevi tutti” gridò Andrea e mentre gli altri si dirigevano verso il bordo della radura prese lo smartphone dalla giacca e iniziò a digitare il numero del suo amico commissario di polizia dott. Valentini.
Fortunatamente questi rispose subito, quindi Andrea gli raccontò l’accaduto e Valentini gli raccomandò di non toccare nulla perché poteva essere pericoloso, di allontanare tutti e di aspettarlo in quel luogo dato che presto sarebbe giunto con una volante della polizia per vedere di persona, comunque per prima cosa avrebbe avvertito le guardie forestali. Arrivato sul posto il commissario si fece rosso in volto esclamando “maledetti per non pagare il dovuto alla discarica pubblica versano i loro veleni in questi posti meravigliosi, nascosti alla vista, distruggendo tutto intorno la natura.” In quel mentre si fece avanti Jonas, il fratello di Eandas, con in mano un telefonino e si rivolse al commissario dicendo “commissario alla fine del sentiero che sfocia nella radura sono inciampato su una radice e caduto per terra, per fortuna non mi sono fatto granché male, ma mi stavo rialzando quando da un cespuglio ho sentito un rumore strano… come una vibrazione e guardi cosa ho trovato” disse porgendolo al Commissario, “ forse l’ha perso uno dei malviventi” continuò.
“Bravo” rispose Valentini “Vibrava perché il proprietario lo cercava. Ora lo portiamo al commissariato e forse questo ci condurrà ai responsabili di questa follia, domani vi faccio sapere ” e se ne andò ringraziandoli per quanto avevano fatto.
Eandas prima di lasciare la radura guardò in alto e si accorse dello stormo di uccelli che volavano alto, ma non sapeva che erano Cucuvesca e Granartiglio che conducevano il gruppo di civette e gufi intente a seguire la scena.
Il giorno dopo Valentini telefonò ad Andrea spiegandogli che il telefonino trovato a Jonas aveva permesso loro di catturare la banda di malviventi e che questi sotto interrogatorio avevano confessato di essere loro i responsabili dell’inquinamento, indicando pure dove avevano interrato altri liquami che stavano causando la morte di molti alberi e piante. La guardia forestale, intanto, si stava impegnando a circoscrivere con nastri gialli e neri i luoghi dove i malviventi avevano sversato i loro velenosi liquami in modo che le persone in visita alla pineta non venissero a contatto con quelle sostanze nocive. Durante la conversazione Valentini spiegò anche che la zona sarebbe stata bonificata e gli alberi morti sostituiti con altre giovani piante.
Cucuvesca seppe tutto ciò da Ossobuco che aveva ascoltato le conversazioni a tavola durante il pranzo. Cucuvesca poi riferì tutto a Granartiglio, i due tirarono un grosso sospiro di sollievo per lo scampato pericolo dichiarandosi una volta di più amici giurando di tenere sempre gli occhi aperti contro i comportamenti sbagliati di certi umani.
Cucuvesca convocò la civetta Vistacuta e le disse: “complimenti Vistacuta, grazie a te questa storia si conclude nel migliore dei modi, abbiamo salvato la Pineta e il Bosco, te ne siamo grati e per questo ti nomino comandante del primo stormo d’avvistamento antinquinamento. Tu e la tua squadra dovrete tenere gli occhi ben aperti e riferirmi subito nel caso ci siano movimenti sospetti “grazie mia regina sarà un onore servirla” rispose Vistacuta.
Fu così che il sussurro del vento tra i rami e le fronde dei pini e le foglie degli alberi al calare del sole si fece sentire nuovamente e tutti gli animali grandi e piccini poterono tornare a vivere nella pace della pineta di Castelfusano e del bosco di Castel Porziano.
[i] Se vuoi conoscere la storia del fischietto magico devi leggere “ le avventure di Eandas, Jonas, Carmelito e …Ossobuco”